A=A SIC ET NON ALITER BY VELENA VERETELNIKOVA
156
portfolio_page-template-default,single,single-portfolio_page,postid-156,bridge-core-3.1.8,qi-blocks-1.3,qodef-gutenberg--no-touch,qode-page-transition-enabled,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-theme-ver-30.5,qode-theme-bridge,disabled_footer_top,qode-portfolio-single-template-2,wpb-js-composer js-comp-ver-7.6,vc_responsive
 

A=A SIC ET NON ALITER BY VELENA VERETELNIKOVA

Date
Category
Art
About This Project

Speciale Project at the BolognevArte Fair, Art First. In Collaborazion with IL SOLE 24 Ore Cultura. Curated by Alinda Sbragia with Supervision of Philippe Daverio.

“L’essenza stessa della percezione geniale del mondo sta nella capacià di penetrare nel profondo delle cose, mentre l’essenza della percezione illusoria sta nel nascondere a se stessi la realtà “.

( ‘ Non dimenticatemi ‘, Pavel Aleksandrovic Florenskij).

La ricerca del senso delle cose, e più in particolare della vita, conduce l’artista in questo viaggio attraverso la riscoperta della fede. Il linguaggio delle emozioni, ricco di simbolismi, diventa lo strumento privilegiato in grado di cogliere l’immediatezza dell’intuizione.

E’ evidente la forte componente concettuale del progetto artistico creato dalla mente della VeretelNikova, poi esteso al pubblico fino ad un coinvolgimento totale, attivo e diretto, nel quale la dicotomia artista-fruitore si annulla e lo spettatore diventa egli stesso parte dell’opera, che non avrebbe senso in mancanza della sua presenza:l’interprete, sia esso attore o spettatore, ha dunque lo stesso valore dell’opera rappresentata.

A=A Sic et non aliter, è più di una mostra site specific, è qualcosa che avviene all’interno di una trama strutturale in cui l’evento che accade, inserito in una prospettiva dell’esplorazione dell’anima, viene oggettivizzato fino a costituire esso stesso l’opera compiuta.

Nel dialogo che si instaura tra arte e religione, in virtu’ del quale sono correlati anche anima e corpo, si coglie la volontà dell’artista di recuperare, attraverso lo sguardo attento dello spettatore e in una condizione di reciprocità con il resto, una nuova dimensione etica.

Velena VeretelNikova è nata in Russia da padre sacerdote della Chiesa Metropolita russa, scrittore, insegnante di filosofia delle religioni, e da madre docente di economia e di statistica. Le sue opere testimoniano, attraverso il ricorso a simboli personali, le trasformazioni culturali ed artistiche conseguenti agli sconvolgimenti sociali nella Russia contemporanea. Si può dire che oggi Velena Nikova, pittrice, scultrice e scenografa, si sta imponendo come uno degli artisti più completi e innovativi del panorama culturale internazionale.

Le sue opere testimoniano lo straordinario lavoro di ricerca innovativa condotto dall’artista nonché la sua sperimentazione sugli effetti luminosi e sui materiali tecnologici.

Philippe Daverio scrive dell’artista usando queste parole:

“Non avrei mai immaginato che Candido, quello di Voltaire beninteso, avesse una sorella, per giunta russa. Una che, proprio come lui, fosse capace d’affrontare i misteri terribili del mondo con un’anima linda ma non affatto ingenua e che credesse, come un Leibnitz postmoderno, che tutto in fondo era per il meglio nel migliore dei mondi, poiché tutto porta alla qualità succinta dell’estetica salvatrice. Biografie complesse e perigliose che vanno inarrestabili verso una ineludibile saggezza,quella della semplificazione e della sublimazione. Tutte due I Candidi finiscono col “cultiver notre jardin”.

E Candida Velena, diabolicamente angelica nelle sue scelte visive, lo coltiva con regolarità passionale, il suo giardino, orto concluso nella dimensione d’una tecnica severa, quella della serigrafia vissuta come percorsi iniziatici verso l’opera unica. Una psyche complicata, la sua, spesso arrovellata, che trova la sua dimensione catartica nel fare, nel distillare la sensazione per portarla ad una curiosa e forte essenza. E il risultato sono questi grandi quadri neri, elegantissimi, che sembrano spesso contenere un segno solo mentre sanno di racchiudere un cosmo. Oggetti simbolo, situazioni simbolo. Che spetta a noi, più che decifrare, intuire. E per l’intuizione vi è una strada sola: affrontare il percorso tentando di essere a nostra volta Candide, non porsi domande insidiose o pregiudiziali, credere invece alla freschezza salvifica d’una piccola e possibile rivelazione mistica. Non guardare soltanto, ascoltare”.